14.08.2018
GIORNO 9
23.58 (UTC +2)
Vigilia di Ferragosto, festa di mezza estate, tanto attesa dai villeggianti e soprattutto dagli esercenti. Ma Zeus ci mette lo zampino e qualcosa cambia.Le previsioni non sono allarmanti, ma ci sono chiari segnali di cedimento dell’alta pressione.
Dobbiamo fare cambusa, quindi con il nostro tender/gommone (uno storico Savylor K65 di Decathlon, grande capienza e poco ingombro, motore a due braccia, quattro pistoni: 2 bicipiti e 2 tricipiti) scendiamo nella solita caletta di Santa Maria, quartiere a N di Ponza.
Prima però ci concediamo una bella colazione al Bar Zanzibar. Qui sono di una cortesia e di una allegria che mette festa nel cuore. Il più anziano dei camerieri, che credo sia il proprietario, ometto vispo e magro, dai baffi e capelli grigi, è un vero personaggio. Non perde battuta con nessun cliente e per me, ironico di natura, è un invito a nozze. Cominciamo un duetto ilare, neanche fosse una pièce teatrale improvvisata. La capacità della gente di mare di comunicare con leggerezza e solarità è di una meraviglia assoluta.
Ci aiutano anche nel ricaricare i cellulari e caricare l’acqua dolce nella tanica. Il pannello solare da qualche giorno fa le bizze, il che mette in crisi la carica dei cellulari e la possibilità di scrivere le nostre storie con regolarità, per cui decido di dare priorità all’uso minimo dei device, privilegiando i bollettini meteo e lo stare in contatto con i figli, rispetto allo scrivere in tempo reale le nostre avventure. Prendo appunti, come Chatwin, su un block note. Lo scarso irraggiamento dovuto al tempo nuvoloso e un falso contatto (che scoprirò dopo) hanno portato quasi a terra la batteria. L’impianto elettrico su Perla ha un pannello solare da 20W, una batteria da 12V per 24Ah e un regolatore 5A per due attacchi USB da 5V e un attacco “accendisigari” da 12V. Negli anni precedenti ha sempre fatto un ottimo lavoro, questa è la quarta stagione e credo che la batteria AGM sia arrivata alla sua fase finale. Speriamo di arrivare fino a fine vacanza senza che ci abbandoni.
Facciamo cambusa nei market di Ponza, dove troviamo della mozzarella di bufala che è veramente mozzarella di bufala, poi recuperiamo i cellulari allo Zanzibar, la tanica d’acqua e si torna a bordo. Solo che deve essere proprio l’annata del pensionamento per alcuni dei materiali di Perla: dopo tanto girovagare per le isole toscane, come raccontato in “Sei per due – La vela possibile”, anche il gommone all’improvviso decide di dirci “Ciao, ragazzi! Preferisco ammutinarmi!”. Uno sguarcio a prua, nella zona del “pagliolato”, sgonfia di colpo una delle tre camere d’aria. Per fortuna non la più grande, né il sostegno a questa. Di corsa arriviamo sottobordo e carichiamo la cambusa su Perla. Il gommone si tiene, ma di certo dobbiamo trovare subito un sostituto. Anche lui ha fatto qualche anno di lotte e di certo non ha la vera resistenza di un tender, per cui all’ennesimo carico ha detto basta. Ciao “Pinta”, prezioso “tender to Perla Nera”, e grazie dei tuoi servigi!
Pranzo a bordo, leggero, come sempre bagnato di birra, vera benzina del nostro essere.
Poi qualcosa cambia.
Il cielo si copre e si cominciano a sentire brontolii che non sono certo tranquilizzanti. Siamo all’ancora al Frontone, caliamo anche il salmone di 6kg. Abbiamo quindi l’ancora Trefoil da 5kg, ottima nella sabbia, 10mt di catena da 6mm e un calumo di tessile da 8mm per altri 10mt, su un fondale di 5mt. L’aggiunta del salmone rafforza il peso di tenuta di 6kg e ammortizza gli strattoni sulla catena.
Arrivano le prime sferzate di vento. Siamo ridossati rispetto alla provenienza, è un Ponente teso, ma il vento ricade violentemente dalle pareti del Frontone, prendendo velocità ulteriore. Comincia a piovere. Anzi, cominciano le secchiate d’acqua! Chiudiamo tutto il chiudibile: apertura sul gavone di poppa per il passaggio del tubo benzina dal serbatoio al motore, passo uomo a prua, tambuccio, rintanandoci sottocoperta, tra cuccette e quadrato. Che poi dire “quadrato” su una barca di sei metri richiede del coraggio…
Ci accorgiamo che da un paio di punti filtra acqua, per cui non appena smetterà ‘sta doccia, dovrò lavorare di silicone. Dagli oblò controlliamo la situazione. L’ancoraggio tiene, abbiamo sempre le stesse distanze già rilevate nei giri di ruota, sia dalle barche accanto, sia dai rilevamenti a terra. Siamo a 30mt dalle boe che delimitano la zona fin dove si possono spingere le imbarcazioni, prima della zona riservata alla balneazione.
Comincia a spiovere, per fortuna. Vediamo una barca a vela più grande di noi (ci vuole poco…), credo un 33 (circa 10mt), che ci passa accanto e manovra in tondo nei pressi di Perla. A bordo due ragazzi, che con un gran sorriso ci dicono “Che belli che siete!”. Per un attimo rimaniamo sorpresi e dopo aver ricevuto il nostro ringraziamento, salutano e vanno a ormeggiare più in là. Erano passati solo per salutarci e manifestarci la loro ammirazione per una coppia non proprio di ragazzi che se ne va in giro su un gioiellino di 6mt. Beh, bel momento di orgoglio! Perla Nera scodinzola, me ne accorgo da come muove il timone!
Zeus però non ha queste stesse attenzioni e sta tramando ben altro.
Intorno a noi comincia l’imbrunire. Siamo tra due barche grandi, per fortuna più lontane e non in prima fila come Perla. Sono di conserva, cioè arrivate insieme, probabilmente due gruppi che hanno a che fare tra loro. Una batte bandiera francese ma sono italianissimi. Sei ragazze, tre ragazzi e uno skipper. Le ragazze hanno un bel da fare nella prova costumi, dei quali credo abbiamo sbagliato le misure nell’acquisto di tale biancheria, perché sono tutti stranamente ridottissimi. Ne chiedevo spiegazioni alla Prodiera e non ho capito perché mi ha colpito duramente con una gomitata al fegato… I tre ragazzi presi molto dai capelli fluenti di cui tutti sono portatori. Lo skipper è più anziano e particolarmente somigliante a Gianluca Vacchi. Quando cala la sera, un barchino da Ponza li viene a prendere e sembrava che andassero sulla Croisette di Cannes, nel periodo del Festival: mancavano i tacchi a spillo (probabilmente portati in una sacchetta), ma il resto c’era tutto. Tutti salgono sul barchino, “Vacchi” compreso. Nessuno rimane a bordo.
Non appena si allontanano nel buoi ormai sceso sulla cala, ricominciano i brontolii del cielo. Solo che stavolta si fa sul serio. Perché, come sempre accade nei temporali, alla fase di “risucchio” d’aria calda verso l’alto del cumulonembo, poi segue una fase di caduta violentissima in direzione opposta di vento, che non è vento, ma cannonate. Giuro.
Siamo sottocoperta e capiamo che sta per succedere qualcosa, perché si comincia a ballare. Sbircio dal tambuccio e mi accorgo che si è creata onda viva, che fa le creste, tantissime, il che vuol dire raffiche di almeno 15-20 nodi.
Arriva una raffica potentissima. E succede il caos…
La barca dei “francesi” sembra animata da un fantasma e d’improvviso si apre la vela a prua, dal rollafiocco. La vela si gonfia, come fosse portata da mani sapienti e nel buio della rada comincia una corrida da brividi, dove tutte le altre barche cercano di evitare il toro libero, come nella corsa dei tori di Pamplona, in Spagna. L’ancora della barca ara che è una bellezza e non tiene più.
Si sentono grida, urla, si vedono luci frontali illuminare la barca impazzita, si intuiscono corse a prua delle rispettive barche per dare più catena all’ancoraggio, così da allontanarsi. Si sentono motori in retromarcia così da lasciare l’arena libera alle scorazzate della belva. La barca impazzita, sotto i colpi del vento, continua a spazzare tutta l’area, sfiorando le barche ancorate e cambiando direzione, come fosse portata da qualcuno. Le raffiche le fanno cambiare direzione e quella parte di fiocco che prende vento, lavora bene su entrambe le mure.
“Chiamate la Guardia Costiera!” si sente urlare nel buio tra i tanti all’ancora. “Chiamate gli ormeggiatori del porto!”, grida qualcun altro.
Poi la barca punta verso di noi.
“Oh, porca vacca…!” penso tra me, non dicendo nulla a Barbara che aveva capito la situazione, ma era rimasta sottocoperta, quindi non aveva percezione degli ultimi sviluppi – “adesso ci divide in due…!”, mi dicevo.
“O scappo in avanti con il motore, senza salpare, cercando di farmela sfilare di poppa, o do tutto il calumo all’ancora, facendola passare a prua, sperando non cambi direzione all’improvviso, vanificando tutto…”.
Il toro è a 100mt. Scelgo per il motore, ma mentre vado alla cordicella d’avviamento, il toro ricambia direzione. Neanche James Spithill, uno dei più grandi timonieri della Coppa America vera, quella dei monoscafi, che su Luna Rossa si prendeva gioco in partenza degli avversari, sarebbe stato capace di certe virate… ora punta verso il centro dell’arena, cioè della cala.
D’improvviso nel buio riusciamo a capire che qualcuno è riuscito, tra grida e imprecazioni, a salire a bordo della barca e qualcosa cambia: il fiocco viene richiuso! All’ancora della barca viene dato più calumo, fino a farla riagguantare sul fondo. Il toro è domato! Complimenti ai coraggiosi marinai che l’hanno cavalcata al volo, tra onde, pioggia e caos.
La paura dello schianto è passata. La cala si calma, la pioggia diminuisce e le raffiche pure. Il temporale rabbioso si spegne.
Perla Nera si è comportata benissimo, non tanto perché non si è spaventata (le barche hanno una loro anima), ma perché non si è mossa di un millimetro. L’ancoraggio nonostante le raffiche è rimasto lì, sostanzialmente per due motivi: Perla, come tutti i Meteor è bassa sull’acqua, offrendo pochissima opera morta al vento, quindi “sfugge” meglio alle raffiche. Secondo, l’ormeggio rafforzato con il salmone appennellato al calumo principale dà una grande mano, quindi nonostante l’onda battente, l’ancora non ha mollato neanche un po’.
Alcune considerazioni sul contesto di quanto accaduto.
Abbiamo poi saputo che i coraggiosi marinai a salire sulla barca impazzita, erano un padre e un figlio di una delle barche che avevano rischiato di essere abbordate. Il padre ha dovuto tranciare delle cime a bordo della barca che impedivano la completa chiusura della scotta del fiocco.
Su queste cime c’erano stesi degli slip da donna… E’ proprio il caso di dire che tira più uno slip da donna di una scotta, soprattutto se l’incoscente skipper lascia una barca non sorvegliata, nonostante le previsioni meteo.
Come spiego nel post “Lascio la barca da sola?”, è possibile lasciare la barca senza sorveglianza, a meno che non ci siano Ordinanze della Guardia Costiera specifiche per il luogo (es. all’interno della rada di Ponza o nella rada di Portoferraio all’Elba). Di fatto però ci si espone a complicazioni con l’Assicurazione in caso di sinistro, ma soprattutto a guai seri se le condimeteo sono avverse. Come è stato in questo caso.
Al ritorno, la sgangherata ciurma di quella barca continuava ad affermare che la barca “sembrava ” spostata, per il semplice “giro di ruota” intorno all’ancora. Quando gli è stato spiegato quanto successo, non hanno neanche ringraziato. Allora auguro, con caustica semplicità, che possano soffrire di mal di mare per il resto dei loro giorni.
E’ notte oramai, stiamo quasi per entrare nel giorno di Ferragosto. Tutti i festeggiamenti sono stati posticipati a domani, visto il maltempo. Stanchi ma risollevati, ci mettiamo in cuccetta. Quella di Barbara è un po’ umida per via del gocciare.
Con la scusa la stringo più forte a me.
BV, marinai!