L’ira di Zeus

20.08.2018

GIORNO 15

Terracina

22.15 (UTC +2)

Tutto sommato la notte era passata tranquilla, a ridosso di Pisco Montano. La Prodiera e io avevamo desiderio di scendere per un buon cappuccino e una brioche, ma soprattutto per calpestare quelle strade che entrambi, pur non conoscendoci ancora, avevamo frequentato a lungo.

A bordo del nostro meteor Perla Nera abbiamo qualche problema tecnico, che devo risolvere. La batteria fatica. Quindi quello che pensavo essere un problema risolto è migliorato ma la ricarica dei cellulari e degli apparati (es. GoPro) zoppica. Temo che dopo quattro stagioni la batteria sia veramente alla fine. Non abbiamo più la luce di fonda con il panello autonomo. Il temporale di Ponza l’ha mandata in tilt per una infiltrazione. Usiamo una bella luce Decathlon a 360°, ma non a pannellino solare, quindi con dispendio di batterie alcaline. Dovremo approvigionarci di una nuova lampada solare dello stesso tipo (Solvinden da IKEA, perfetta!).

Cerco allora, dopo tanta rada, di poter ormeggiare in banchina, chiamando i numeri che trovo sulle Pagine Azzurre, anche perché potremmo ricaricare dalle colonnine tutto ciò che è ricaricabile.

“Terracina ha due darsene, noi siamo piccoli, vedrai, Barbara, non ci sarà problema!” dico alla Prodiera: le ultime parole famose…

Sia la darsena nuova, sia quella vecchia non hanno posto. Qualcuno mi suggerisce di andare a Badino, più a nord. Noi però abbiamo l’albero (Badino ha un basso ponte stradale a circa 200mt dall’imboccatura) e soprattutto non vogliamo andare via da Terracina. Ci spostiamo allora in rada di fronte alla “Spiaggetta”, l’ampia lingua di sabbia che va dall’Approdo a Pisco Montano, esposta a est, differentemente dalla lunghissima spiaggia del lungomare di Terracina che è esposta a sud. Ci sono un altro paio di barche a vela ormeggiate, il che ci dà conforto, nel dubbio che, come al solito, ci fosse qualche Ordinanza della CP che impedisce l’ancoraggio. Non è così, per fortuna, anche perché ho controllato via web che l’ancoraggio non fosse vietato.

La giornata è strana, coperta, con pioggia leggera a tratti, vento capriccioso. Zeus deve avere le coliche, oggi.

Gonfiamo il nostro nuovo “tender” e atterriamo tra i bagnanti della spiaggetta, che ci osservano, come al solito, tra il sorpreso e il divertito: due diversamente giovani che vanno su un canottino di certo attirano la curiosità di chi al massimo si bagna fino alle ginocchia. Scendiamo a terra, quindi, per una piacevole colazione in via Roma (la via Appia).

Raggiungiamo gli spazi sulla spiaggia, tra il Sirenella e l’Approdo, che sono il ritrovo del Terracina Vela Club, team all’epoca antagoninsta del Primo Circolo Remiero nel quale regatavo. Ci sono una marea di ragazzini a seguire i corsi. E sempre bellissimo vedere ‘sti pulcini alle prese con le barche, con i nodi, con le pompe per sciacquare le imbarcazioni. Poi incontriamo Massimiliano Pandolfi, responsabile della scuola vela, istruttore federale, autore di un bel manuale di vela dal titolo “Veleggendo”, ma soprattutto amico.

Con Massimiliano si parla della difficoltà “culturale” nel far fare un salto di qualità alle iniziative locali, soprattutto per una pigrizia che porta la gente di questi luoghi tutto sommato ad accontentarsi di quello che ha, mentre potrebbe trasformare il tutto in un gioiello. Problema ricorrente e tutto italico, direi, con pochissime eccezioni. Ci dà grande soddisfazione sapere che Massimiliano ci segue e segue i nostri racconti e le nostre avventure su Perla. Occasione per mangiare un boccone a pranzo insieme, anche con un altro amico, Danilo, un medico specializzato in oculistica che si è trasferito all’estero, ma si tiene sempre informato su quanto accade da noi.

Mentre mangiamo, il tempo peggiora. La sedia comincia a diventarmi bollente, sotto le natiche. Il vento sale e affrettiamo il rientro a bordo, per evitare situazioni non controllate a fronte di condimeteo avverse.

Temo che Zeus abbia sentito la mia mancanza di rispetto riguardo i suoi problemi intestinali e si stia vendicando…

Arriva il temporale. Già, proprio un temporale. Un altro. Il terzo in neanche 15 giorni. “Ora, Zeus, va bene che qualche volta ti manco di rispetto, ma mi sembra che, insomma, forse si stia un po’ esagerando…”, penso.

Non è che l’inizio.

Verso le 18, il vento si fa più cattivo. Raffiche di 20 nodi e oltre spingono proprio da est. Il mare monta. Sembra di essere inseguiti da una muta di cani inferociti. Ovunque creste bianche, onde, secchiate d’acqua per la pioggia. Il vento si diverte a far fischiare le sartie e far battere le drizze. E i nostri cuori. Siamo in una situazione di stallo. Perla è all’ancora, rinforzata dal salmone, come sempre, ma siamo a circa 250mt dalla spiaggia e ancor più vicini alle rocce di Pisco Montano. Vento e mare spingono proprio in quella direzione. Il nostro motore 4HP probabilmente non ce la farebbe a toglierci da questa situazione, soprattutto con mare e vento di prua. L’ancoraggio però tiene e tiene bene.

Continuo a controllare gli allineamenti e le altre barche, più grandi di Perla. Ballano anche loro e anche tanto. Il fatto di essere più grandi vuol dire avere più opera morta esposta al vento. Per assurdo ci muoviamo meno noi. Il semplice fatto di essere in tre barche e vicine, ci dà forza. Non so quanto loro, vedendo noi, traggano forza nel vedere un piccolo Meteor sballottato ma resistente all’ancora, ma va bene così.

Il vento rinforza ancora, mentre smette di piovere per poi ricominciare. Arriviamo a raffiche di quasi 30 nodi. L’albero a volte vibra sotto la spinta del vento, mentre il mare ribolle.

Barbara ogni tanto mi guarda, preoccupata. Le sorrido. Sono tranquillo, ma concentrato su quanto accade intorno a noi.

Ci siamo rintanati sottocoperta, tenendo il tambuccio accostato, ma non chiuso, così da controllare la situazione sbirciando fuori, oltre che dagli oblò ed essere pronti a uscite rapide in pozzetto. Ogni tanto filtra un po’ d’acqua sottocoperta proprio dal tambuccio, ma va bene così. Meglio avere il controllo visivo, piuttosto che non vedere intorno  in frangenti del genere.

Ma non smette.

Anche questa volta la classica fenomenologia da temporale: prima il vento risucchiato in una direzione, poi sparato in direzione opposta dai cumulonembi, solo che sono passate almeno due celle temporalesche in sequenza e che botte! Tuoni, pioggia intensa, vento forte.

Possiamo solo aspettare che passi… e noi che volevamo fare una cenetta nei tanti ristorantini di Terracina!

“Va bene Zeus, giuro che non imprecherò più né te né altri Dei, Eolo o Nettuno, o il creatore di saette Vulcano” pensavo tra me e me.

Forse mi ha sentito o forse, più semplicemente, aveva finito di scaricare la rabbia che doveva scaricare.

Il temporale, o meglio, i temporali passano, da est a ovest, volando verso il Circeo. Il mare si calma, il vento cala. Sono quasi le 21.

Coperti con abbigliamento tecnico, pantaloni lunghi e cerata, controlliamo che tutto sia in ordine. Così sembra. L’ancoraggio ha tenuto senza cedere di un millimetro. Anche le altre barche sono lì, integre e tranquille dopo la buriana. Il maltempo è passato. Almeno per ora.

Stanchi, ci prepariamo un pasto al volo in barca e crolliamo nelle cuccette.

Le previsioni per domani danno buono. Forse.

Ma, come nella vita, nulla si può sapere del domani.

 

BV, marinai!

 

 

 

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