intervista a Enrico Dorliguzzo, Udine
armatore di “Taboo” – Tequila Sport
Ho conosciuto Enrico sui social, presi dalla stessa passione per la vela. Poi ho scoperto che anche lui veleggia con una piccola e quindi l’ho contattato per sapere se aveva voglia di raccontare la sua storia e quella della sua barca. Enrico vive il mare in quel posto d’incanto per noi velisti che è il Golfo di Trieste, che solo a nominarla porta negli occhi la Barcolana e la vicinanza con Slovenia e Croazia.
Davide – Enrico, dimmi un po’… come è nata la passione della vela e come ti sei avvicinato a una “piccola”?
Enrico – Ho un distinto ricordo dell’attrazione che provavo da bambino per le barche da diporto ormeggiate lungo il molo di Grado dove passeggiavo con i miei genitori durante le vacanze estive. Poi è arrivato il primo “canotto a remi”… la patente nautica è arrivata nel 2000 ero già grande! Da allora sono trascorsi già 18 anni! La patente è un documento che attesta gli studi ed il superamento dell’esame ma, la vela, è stata scoperta affascinante di un universo sconosciuto ed una continua crescita di competenze. In quel periodo ho iniziato a frequentare un piccolo circolo velico udinese che al tempo era l’armatore di “Taboo”, questo il nome della barca che veniva usata dai soci come day cruiser o per brevi corsi base di vela con i quali ho iniziato il mio percorso di marinaio. Si tratta di un Tequila nella versione sport, con la tuga modificata forse da un precedente armatore per migliorarne l’abitabilità interna. In navigazione è docile e veloce. E’ una barca di 7,20mt lft con baglio massimo di 2,45mt. Deriva fissa, disegnata dal francese Philippe Harlé per i cantieri Barberis (Francia). Dislocamento 1,18t.
Nel 2016 il circolo si è sciolto e “Taboo” doveva essere venduta e così, eccoci qua! Quando sono diventato il suo fortunato armatore, in realtà non appariva in buono stato generale, però aveva una struttura solida e sana: era l’allestimento a essere stato trascurato. Nel tempo ho provato a adattarla per un governo anche in solitaria: non è facile formare un equipaggio e non posso attendere la disponibilità degli altri per invitarla ad uscire dal porto! Da qualche tempo, anch’io ho sul giornale di bordo un’apprendista prodiera che promette bene: Sonia mi accompagna sempre più spesso lungo la rotta e la sua buona compagnia mi ha allontanato dal ruolo di navigatore solitario.
D. – Ottimo! Fino a quando le prodiere non minacciano il nostro posto di Comandante, sono le benvenute regine della barca! E poi, che lavori hai fatto a “Taboo”?
E. – Provando ad usare tutta la mia manualità, con tanta pazienza, in questi due anni ho rifatto tutto l’interno e anche molto dell’esterno: dal recupero dei legni al rivestimento in sughero delle murate, dalle cuccette, a tutto ciò che serve per vivere e navigare durante le vacanze. Ho creato la ventilazione, rivisti i boccaporti, la randa, il “lazy bag”, ho applicato un nuovo motore, il “Mercury 4hp Sail Power” e rimessa a nuovo l’opera morta e la coperta. L’aspetto straordinario è come sulle piccole l’ingegno dell’armatore risolve tante necessità con piccole spese e con tanti astuti accorgimenti!
La doccia calda è un magnifico acquisto Decathlon; il frigorifero è una ghiacciaia usata con attenzione; le luci di cortesia sono a batterie ricaricabili o con la dinamo a manovella… e chi più ne ha più ne metta!
Sto anche ripensando le vele di prua: forse un “fiocco olimpico” per le andature di accelerazione ed un “code zero” per le portanti potrebbero essere la giusta evoluzione. Vedremo!
D. – Complimenti! Un lavorone di grande cura e passione sulla tua “Taboo”! Domanda tecnica, importante per gli impianti elettrici sulle nostre piccole: che tipo di batteria hai installato e con quali accorgimenti? Regolatore, fusibili, attacchi? Quali servizi attesti sull’impianto?
E. – Alla fine dell’estate scorsa ho realizzato anche l’impianto elettrico da 12 volt, alimentato dal fotovoltaico: sulle piccole le esigenze, normalmente sono minime e su “Taboo” sono ridotte all’essenziale. A me basta caricare le batterie del VHF portatile, del cellulare, del tablet sul quale ho caricato “Navionics” e qualche altra app che mi è utile.
Una batteria da 72 A stivata e fissata su un supporto nel gavone di poppa, e un pannello da 50 watt semi flessibile che pesa circa 1 kg. I cablaggi di sezione adeguata, un piccolo quadro elettrico con interruttori e fusibili riarmabili corredato di 2 prese USB ed una accendisigari. Il cuore di tutto è il regolatore di carica Western co. – Marine 10. Alla fine il costo complessivo è di circa 400,00 euro, e luce fu!
A primavera installerò il “Raymarine st1000+” così a bordo ci sarà anche un timoniere automatico aggiunto!
D. – Ho capito, ti stai attrezzando per le lunghe traversate! Ben fatto! Quali posti hai visitato con la tua Tequila?
E. – “Taboo” è ormeggiata al Villaggio del Pescatore, vicino al bellissimo Castello di Duino nel Golfo di Trieste: naviga lungo la costa della Slovenia e della Croazia lungo le rotte che portano ad Isola, Umago, Pirano e poi giù lungo la costa: Città Nova, fino a Parenzo. E’ il mio rifugio: quando ho bisogno di respirare libero e lontano da ogni pensiero, in meno di 40 minuti di autostrada sono a bordo e tutto il resto rimane a terra!
Ho un sogno che ultimamente occupa le mie notti: mi piacerebbe fare il periplo dell’Italia, navigando lungo la costa. Vorrei provarci appena possibile e presumibilmente se avrò la possibilità di maturare la pensione in tempi ragionevolmente brevi. Sono certo che “Taboo” sarà una fantastica compagna di viaggio e mi consentirà di vivere questa avventura. Chissà, magari incroceremo “Perla Nera” lungo le coste del Tirreno!
D. – Ti avverto, abbiamo lo stesso sogno! Circumnavigando lo Stivale possiamo incontrarci a metà strada!
Buon Vento, Enrico, a te, Sonia e Taboo!