Il Guscio e l’Isola

In questo periodo stiamo preparando Perla per la prossima stagione. Lavori di miglioria, nuovi impianti, controlli, anche se quello invernale-primaverile è un periodo in cui si continua a navigare, sia veramente, sia con il pensiero.

Usciamo spesso tutto l’anno anche se ho smesso di regatare, a parte qualche sostituzione richiesta da amici in qualche Campionato Invernale. Non appena c’è la giornata giusta alziamo le vele per cercare i nostri amici delfini o scrutare l’orizzonte per avvistare il soffio di qualche balenottera, che ogni tanto passa al largo di Santa Marinella. La Prodiera è bravissima nel tenere d’occhio l’orizzonte, anche se scambia i soffi delle balene per quelli dei delfini e ogni onda grigiastra è per lei una schiena di stenella in tuffo!

Non è solo la passione a portarci a dedicare tempo e fatica nel fare  lavori sulla barca o uscire anche in fredde giornate invernali.

Per mille motivi l’andare per mare, almeno per come lo intendiamo noi, è anche un rientrare in contatto pienamente con sé stessi, con la propria mente, i propri ritmi, le proprie fondamentali necessità, in armonia con il Mare e il Vento.

In quel guscio protettivo che è la barca c’è in fondo tutto un mondo, il proprio, fatto di spazi, attrezzature  e oggetti con i quali si entra in simbiosi, creando un organismo unico che non solo naviga, ma rende vivi i nostri sogni di libertà.

Il rifugiarsi in questo guscio ti riporta all’essenza delle cose. Questo è vero in particolar modo su Perla Nera, piccola da avere il minimo, eppure senza mancare di nulla, senza fronzoli, come spiego nell’ebook “Sei per due –  La vela possibile”. Lo spazio ridotto ti allena quotidianamente attraverso un esercizio costante sull’essenziale, aspetto che, in un mondo guidato dall’apparenza effimera e del consumismo eccessivo, è per certi versi rivoluzionario. Sicuramente non consumistico, certamente ecologico.

Un amico, grande traversatore oceanico, disse qualche tempo fa “nella nautica attuale, le barche oramai sono dei contenitori di oggetti inutili”. Mai verità più vera, se penso che nel passato si navigava con le stelle e ora ci sono incidenti su sogli e secche, quando non con altre imbarcazioni, pur avendo GPS, RADAR, autopilota, AIS… mah!

Questo entrare in un guscio fatto di sartie, prua, poppa, vele, cime e bozzelli, porta a isolarti da tutto il resto, sia nel senso metafisico che reale. Certo, non stiamo parlando di fare il giro del mondo in solitaria, ma di entrare in quella realtà nota e rassicurante che chi va per mare ben conosce, che è il connubio fra sé stessi e la propria barca.

Un guscio che è anche isola, non solo come quella reale che avvistiamo felici quando nella nostra rotta puntiamo a essa, Giglio o Ponza che sia,  come mèta, ma che, nel nostro essere gente di mare, rappresenta la prima tra le riserve protette.

La nostra barca, isola dei nostri pensieri, area protetta dei nostri sogni.

Riserva vitale da tanto decadimento che vediamo in questo periodo, ovunque.

Ecco, ogni barca, più che di accessori inutili, è bene sia piena di sogni e di sorrisi del proprio equipaggio, sempre pronto a ripartire, perché ogni viaggio è un altro viaggio.

Quel guscio, quell’isola tra le isole, ha un valore di rifugio taumaturgico, dove il resto rimane lontano, mentre la nostra isola interiore si arricchisce, a ogni uscita.

E quel guscio diventa grande come un pianeta, la più grande delle isole.

Forse è proprio l’isola che non c’è.