Sono nella penombra del mio “studio” a casa, un tavolo tutto fare del mio piccolo appartamento romano, punto di appoggio per le attività professionali, dato che per me la vera casa è quel giocattolo di sei metri per due, che scodinzola con il timone quando ci vede arrivare.
Riassetto i pensieri di un ponte che è stato un ponte d’acqua, da Pasqua a questo imminente weekend, giorni di vento e di pioggia e di freddo. E siamo a maggio, al nord ha nevicato e qui si è tornati ai maglioni.
Da decenni non capitava una congiunzione astrale di festività e ponti così favorevoli, per cui la Prodiera e io ci eravamo detti: “Giglio!”, nido di bellezza a portata di randa, 44 miglia a NW da Santa Marinella. In una giornata, al massimo due, con una eventuale tappa all’Argentario, è una passeggiata che rimette al mondo, soprattutto quando ci si lascia cullare alle Cannelle o al Campese, meglio nella tranquillità del fuori stagione di questo periodo che, essendo fine aprile, ci aspettavamo mite.
Invece Giove ha deciso, ancora una volta, di rompere i suoi vasi d’acqua e fulmini, svegliare Eolo e di conseguenza Nettuno. Temporali, alternarsi di calma e di ventone, dispettoso Scirocco a montar onde e Maestrale irritato a spianarle in senso inverso. Poi arriva Tramontana che sotto costa spiana tutto ma porta il freddo. E’ quel “ancora una volta” che fa riflettere, visto anche i devastanti Cicloni da 100 nodi e più che si stanno abbattendo sull’India in queste ore. Poi c’è qualcuno che ancora nega i cambiamenti climatici e insulta i giovani che prendono posizione per un maggior rispetto dell’ambiente e dell’unico pianeta che abbiamo. Qui se non corriamo ai ripari, dovremo correre noi da qualche altra parte… I bollettini sono diventati molto meno affidabili, i cambi repentini molto più frequenti e le energie naturali in gioco più potenti. Insomma, il caos imprevedibile.
Abbiamo avuto tempaccio. Complice l’appuntamento per la presentazione di “Sei per due – La vela possibile” lo scorso 27 aprile, nel corso della prima edizione de F[p,t] “Fiera di porto, terra d’approdo”, riuscita manifestazione nautica di Santa Marinella, alla fine abbiamo vissuto Perla Nera in questi giorni all’ormeggio in porto, condizione per noi assolutamente inusuale, dato che viviamo solitamente per rade o veleggiando per lunghe tratte quotidiane.
L’ormeggio al porto ogni tanto ha i suoi vantaggi, soprattutto in condizioni meteo avverse, come è stato in questo ponte d’acqua: scaldino attaccato alla presa della torretta della banchina, doccia bollente negli ottimi servizi del Marina di Santa Marinella (e non giorni da pirati – almeno io – da far scappare inorriditi i polpi…), possibilità di incontrare bella gente e grandi marinai sulle banchine e in porto. Ma per noi è una tortura: lo stare ormeggiati a qualcosa di fisso ci fa venire l’orticaria.
L’intervista, grazie anche a Tele Santa Marinella, all’ottima conduttrice Alessandra de Antoniis e alle instancabili Elisabetta Araujo e Valentina Fantozzi, ha raccolto molto interesse, in un’ora di racconti e domande, volata via in un attimo.
In molti sono poi venuti a vedere Perla Nera, vestita con il Gran Pavese per l’occasione.
In questi giorni siamo riusciti a fare solo tre mezze uscite. Per noi una “uscita” è tale se è almeno una giornata intera, per cui, complice l’ora legale, abbiamo tentato di sfruttare al massimo la luce, ma le condizioni sono state strane non poco. Da smotorate per assenza di vento, a 25 nodi improvvisi di Ponente, così da essere costretti a prendere una mano di terzaroli alla randa e cambio immediato della vela di prua, da genoa a fiocco, nel tornare da Santa Severa a Santa Marinella, con mare formato e ‘ochette’ in abbondanza, in una lunghissima bolina con mille virate per rimanere sul corridoio più protetto dal ventone che veniva da ovest.
Barbara è bravissima ormai a chiamare i cambi vele. Per assurdo è molto più cauta ora che ha più esperienza, rispetto alle prime volte che veleggiava con me, in cui stava aggrappata in silenzio sulla falchetta, con Perla sbandata a 20°…! Ora controlla che l’assetto sia più equilibrato, quindi impone meno tela a riva (ndr. meno vele issate), carrelli aperti, andature non troppo strette. E’ l’unico momento in cui cede il timone, che conduce molto bene in ogni andatura, in condizioni normali, cioè fino a 10-12 nodi. Se il vento sale, preferisce che prenda io la conduzione.
Ne ho approfittato allora per insegnarle a gestire la raffica di bolina, quando si è molto sbandati. La raffica si vede arrivare, per il cambio di colore e forma della superficie dell’acqua. Quindi, se si è attenti, non ti prende in contropiede. Certo, non sempre è così, per questo bisogna sempre ‘sentire’ la barca e non distrarsi, soprattutto in certe circostanze impegnative. Invece di lascare la randa, o aprire il carrello della stessa, le ho mostrato come timonare sul filo della bolina, per orzare decisamente sulla raffica, guadagnando anche gradi verso la bolina ed evitando che la raffica possa “sdraiare” la barca sull’acqua.
Insomma, poche uscite e impegnative, con un motore che ha fatto anche le bizze, lasciandoci a metà strada proprio davanti all’imboccatura del porto!
Al suo tossire, fino a spegnersi, nonostante avessi dato gas nel tentativo di farlo riprendere dall’asma crescente, eravamo sotto un vento fresco, per cui, per evitare di scarrocciare sottovento verso spiaggia e scogli a nord dell’imboccatura del Marina di Santa Marinella, ho gridato a Barbara: “Getta l’àncora!”. Per fortuna non c’era troppo movimento ed eravamo a 200 mt dall’imboccatura, l’ancora ha fatto il suo dovere e siamo rimasti lì un po’, io a litigare con il motore per farlo ripartire, Barbara a guardare preoccupata le mie sbracciate alla cordicella, il mio cercare attrezzi e candele di ricambio, per poi sorridere dopo che il motore, al cambio candela, ripartiva sbadigliando. La vecchia candela non era neanche serrata bene e troppo annerita! La carburazione va messa a posto. Peccato che ha fatto il tagliando un mesetto fa!
“Ce la facciamo?” – chiede la Prodiera. Dobbiamo entrare e posizionarci sotto la gru, per alare Perla Nera e rimetterla sul suo carrello fino alla prossima uscita. Ma la gru è impegnata da alcuni tizi che armeggiano con una lancia ad acqua per ripulire un Este 24, tipologia di barche con le quali noi Meteor regolarmente ci litighiamo l’uso della gru e degli spazi sotto di essa…
Caspita, non possiamo attraccare sotto la gru e proprio mentre accostiamo alla banchina del benzinaio, il motore si spegne ancora. Mi accorgo che perde benzina… brutta cosa! Deve essere saltato qualche manicotto o qualche tubo. Non ci voleva. Asciugo tutto, faccio areare il motore togliendo la copertura e recito qualche serie di sacri moccoli marinari, irripetibili in queste righe. Per fortuna possiamo tonneggiare (tirare la barca con le cime da terra, facendola spostare sull’acqua) Perla Nera fin sotto la gru ora libera e, come ormai facciamo da anni a fine di una veleggiata o di una vacanza, la mettiamo a nanna nel suo posticino a secco.
Quindi, oltre a completare il nuovo impianto elettrico a doppia batteria, che dovrà tutelare la carica dei nostri dispositivi elettronici durante le prossime vacanze, urge una perfetta messa a punto del motore, per noi vitale, perché se anche è vero che andiamo sempre a vela, il motore, il nostro Selva Goldfish 4HP 4T, deve essere un orologio svizzero.
A proposito, sarà per questo che qualche giorno prima, sempre durante questo “ponte d’acqua” mi si è rotto il mio orologio svizzero Wenger modello Diver 100mt, che ho da 25 anni, perdendo inspiegabilmente la corona e fermandosi alle 15:03, stessa ora in cui il motore ha cominciato a tossire qualche giorno dopo?
Ma fosse che devo mettere un bel paio di corna rosse a prua?
Chissà… intanto fuori, nella notte romana, di nuovo piove.
Arriverà ‘sta bella stagione, prima o poi…
Buon Vento, Gente di Mare!