Un Meteor in Corsica – Cap. 4

La spiaggia di Saleccia è a Nord Ovest della baia di Saint Florent, a circa 6,5 miglia di distanza.

Fa parte dell’area del Parc Naturel Marin du Cap Corse et de l’Agriate, una zona della Corsica Settentrionale molto ampia che comprende tutto Capo Corso e si estende anche sulle coste più settentrionali dell’isola, a ovest dal ‘dito’. L’atterraggio a Saleccia è di una bellezza unica: sabbia bianchissima, mare dai mille colori, che variano dal blu intenso delle profondità vere, a poche centinaia di metri dalla costa, al turchese, allo smeraldo. L’acqua è cristallina, al punto che su fondali di dieci metri sembra di poter toccare il fondo allungando una mano.

Ci sono tantissime barche che vengono a godere della bellezza del posto e ovviamente Perla Nera è sempre e comunque la più piccola. Gettiamo l’ancora e dato che c’è una brezzetta fresca usiamo anche il salmone aggiuntivo, appennellato sul calumo.

In questi giorni l’acqua è caldissima e un bel tuffo, con nuotata fino a riva, ci sta tutto. La bellezza selvaggia del luogo è da togliere il fiato. Una striscia bianca a mezza luna che sarà lunga circa 500m, con alle spalle dune ricoperte da macchia mediterranea fittissima, con un laghetto, mucche allevate allo stato brado, villeggianti che raggiungono il posto esclusivamente a piedi o dalle barche. Piantano ombrelloni, tendine, portano cani, ghiacciaie, giochi da spiaggia e quando vanno via non rimane alcun segno del loro passaggio. Non una carta, non una buca. Tutto rimane intatto. Abbiamo molto da imparare in quanto a senso civico e rispetto dell’ambiente…

Decidiamo, dopo il dovuto riposo nel fresco offerta dal tendalino poggiato sul boma, di spostarci a Lotu, altra spiaggia dello stesso gruppo, più a est. Lotu è più raccolta, un vero gioiellino ed è collegata a Saleccia attraverso dei sentieri nella macchia mediterranea che permettono una bella passeggiata di circa 45 minuti, inebriandosi degli odori di mirto, rosmarino, alloro, erica e incontrando le vestigia di costruzioni di pietra a secco e  un accogliente localino all’aperto, nel cuore della pineta, dove si mangia e si beve ottima birra “Pietra”, la birra corsa.

Le due giornate a Lotu sono un vero bagno di natura. La notte si chiacchiera con le stelle, qui visibilissime anche se in questi giorni la luna crescente fa un po’ la dispettosa e vuole avere il suo ruolo di prima donna nel farsi vedere. Si fanno bagni notturni, si vivono ritmi dettati dal piacevole ozio alternato con lavoretti, passeggiate a terra, letture,  scritture e cenette e…

Vediamo dalle previsioni che si sta avvicinando una forte maestralata che durerà giorni e se finora la scelta di stare a ovest di Capo Corso è stata ottima, dato che a est e nel Tirreno si è scatenato lo scirocco, ora sta per accadere il contrario. Cominciamo a ragionare su quando spostarci di nuovo verso l’Elba e intanto decidiamo di fare una salto a Saint Florent per fare cambusa e lasciare la rumenta, percorrendo le 4 miglia da Lotu al porto di Saint Florent. Con Perla Nera dobbiamo sempre anticipare le perturbazioni di almeno uno-due giorni, dato che anche se performante, non sviluppa velocità tali da permettere lunghe percorrenze in un battibaleno.

E’ parte della filosofia dell’andare a vela: equilibrio tra i ritmi lenti e umani e la necessità di assecondare il meteo, giocando a nascondino con le perturbazioni. Cioè sviluppare una vera capacità di saper prendere le decisioni a fronte di qualsiasi evento, prevedibile o meno, dando priorità  agli aspetti fondamentali, come sicurezza delle persone e loro benessere, rispetto per l’ambiente e i luoghi, passione  eterna in ogni cosa si faccia, anche gli spaghetti al tonno in barca.

Non è forse la chiave della vita?

Scendiamo di nuovo a Saint Florent, dove, dimenticavo di raccontare, la prima notte abbiamo avuto un incontro ravvicinato di terzo tipo, o quasi… Era buio, e mentre remavo sul nostro tender per guadagnare terra verso il fondo delle laguna, che ha acque bassissime, d’un tratto veniamo illuminati da un faro, alle nostre spalle. Già anni fa ci capitò di essere inseguiti da un faro nella notte davanti Capo Linaro, ma quella era la Finanza che ci aveva scambiato per dei corrieri di droga… quando hanno visto che a bordo di un quasi giocattolo c’erano due attempatelli, si sono anche scusati (dopo comunque il controllo di tutti i documenti). Ma stavolta, cosa era? Sembrava una specie di mostro pieno di luci, che sembrava inseguirci… Due fanali come un’auto, la luce rossa di via sulla murata di sinistra, più in vista quando a cominciato a sorpassarci, poi alla fine riusciamo a inquadrarlo con la nostra lampada, mentre ci passa, 15 m più in là: era un mezzo anfibio, alla James Bond! Aveva calato i cingolati dalla pancia dello scafo e questi, azionati da un motore, avanzavano sul fondo, sollevando lo scafo dall’acqua. Il mezzo ha tranquillamente “parcheggiato” sulla spiaggia e non sono scesi dei marines o i corpi scelti dei lagunari, ma una famigliola francese che probabilmente voleva andare a cenare in paese. Beh, la prossima volta la abbordiamo e ci facciamo un giro anche noi!

Tornando a noi,  fatta cambusa al paese, decidiamo di puntare alla spiaggia di Ghignu, 10 miglia di distanza e sempre nella zona di Seleccia, solo ancora più a ovest. C’è vento da nord, fresco, che entra nel golfo e appena possibile alziamo le vele, genoa e randa piena. Oramai Barbara è di solito al timone, io alle vele, anche perché è diventata bravissima e facciamo virate in poche frazioni di secondo, mentre io posso regolare le vele di continuo.

Uno dei momenti più belli che magicamente si ripete ogni volta è quando si spegne il motore e la barca sembra prendere vita, spinta dal solo vento, come se giocasse sulle onde. Ecco, questo era uno di quei momenti.

Uscire dal golfo di Saint Florent è impegnativo, perché molto trafficato, soprattutto in uscita a quell’ora della mattina. Quindi, oltre alla necessità di avere mille occhi per evitare gli abbordi in mare, bisogna tenere d’occhio anche le onde provocate da yacht e supermotoscafi, che non mancano in zona e che possono essere grandi abbastanza da mettere in difficoltà Perla, se non prese nel giusto modo. Quindi sembravamo un equipaggio dell’America’s Cup, quando quella manifestazione ancora era bella e si disputava sugli sloop: io a prua fuori dallo strallo e la skipper al timone a seguire le indicazioni su incroci e onde.

Con grande piacere devo dire che in Corsica c’è grande rispetto per le barche a vela. I motoscafi, a differenza di quello che solitamente accade da noi, danno acqua e di certo non si divertono a passarti davanti a 10 metri sulla prua… L’unica imbarcazione che da quelle parti ci ha fatto una cosa del genere era uno yacht a motore che batteva bandiera inglese. Sarà un effetto collaterale della Brexit. Quindi, tra molte virate, continuavamo a guadagnare verso la sommità del golfo, con circa 10 nodi di vento reale, aria perfetta per Perla Nera. Altre barche a vela avevano le vele a riva e tutti andavamo nella stessa direzione, cioè verso ovest. E che succede a chi per anni ha fatto regate, in certe situazioni? Scatta l’istinto del purosangue (marino). Si cerca il bordo buono, si controllano le distanze, si calcolano le virate, per farne solo quelle necessarie. Tutti barconi e noi microbi con un Meteor. Microbi che con quel vento volano. C’è solo una barca altrettanto veloce,  una barca bellissima, uno sloop, con vele da regata e numero velico russo. Ora, va bene che la Russia oramai è molto “vicina” alle nostre vicende europee ma anche le barche a vela… Beh, quella matrioska ci mangiava la distanza, inesorabilmente. E il suo skipper sapeva portare la barca davvero, probabilmente anche lui un regatante. Si era messo in scia e con Barbara abbiamo detto, in vista di Ghignu, “dai, se arriviamo prima di lui alla linea di quello yacht, che sarebbe stato per noi la barca giuria, abbiamo vinto!”. Anche due attempatelli giocano con la fantasia!

Niente, la matrioska non mollava e recuperava sempre più. Ricontrollo tutte le regolazioni: filetti di uscita della randa perfetti, fiocco con la giusta curvatura, carrelli a posto… no! Il carrello del genoa fa sventare la parte alta della vela! Ecco, sposto il carrello, cazzo di più il genoa e acceleriamo, mantenendo la distanza! Arriviamo per primi alla linea e il nostro ‘avversario’, che anche lui aveva bandiera belga, oltre ad avere vele RUS, aveva anche equipaggio italiano… Insomma, una assemblea dell’ONU.

Ci siamo meritati un bel tuffo e birra a bordo.

I tramonti da questa parte della Corsica sono mozzafiato, come mozzafiato sono le camminate nei sentieri che uniscono le calette.

Su questi sentieri non è difficile trovare bovini al pascolo, o all’ombra. Tori, mucche e vitelli, oramai abituati ai bipedi, per cui tranquilli e straordinariamente magri. In un cespuglio abbiamo d’improvviso scoperto un vitello e mentre la Prodiera fuggiva a gambe all’aria neanche avesse visto il leone della Metro-Goldwin Mayer, la povera bestia, che era accucciata a terra a riposare, sbuffando si alza e si mette davanti a noi sul sentiero, accompagnandoci per un po’ fino a lasciarsi superare, con la Prodiera che aveva ficcato le unghie nel mio braccio per la paura, mentre il tenero ungulato se ne tornava nell’ombroso cespuglio di provenienza. Il sentiero da Ghignu alla spiaggia di Trave, attraverso Punta Negra è di una bellezza unica, e fa scoprire calette e profumi difficili da dimenticare.

Anche se all’indomani dovremo partire. La cosa ci mette tristezza nel cuore, perché la Corsica che abbiamo visto con il nostro Meteor ci ha fatto innamorare e vorremmo vederne di più e più a lungo. Ma il tempo sta cambiando e le ferie si consumano come una candela accesa.

Navigare richiede tempo, non solo per coprire le distanze, ma anche per incastrare le famose ‘sliding windows’ di bel tempo o comunque di condizioni affrontabili in sicurezza con la propria barca. Perla è robusta e tiene bene ventone da 30 nodi e onde da 2m, ma certe condizioni non le vado a cercare, per questo abbiamo deciso di riportarci di là, oltre il ‘dito’, verso l’Italia, che sarà più ridossata dal Maestrale. E poi ci aspettano degli amici elbani.

Domani quindi ci aspetta una lunga ‘tirata’, Perla Nera

 Ora riposati.

(cont.)